Per gli anziani la frattura dell’anca rappresenta un vero e proprio incubo: il più delle volte si lega a un evento traumatico, come la caduta accidentale a terra. Per gli over 65 rappresenta una delle più ricorrenti cause di ricovero. E’ anche possibile che, nei pazienti più giovani, sia dovuta a un incidente stradale con elevata velocità o che dipenda da urti importanti e traumi in ambito sportivo. Risulta comunque più frequente per esempio in caso di osteoporosi, detta anche – non a caso – ‘malattia delle ossa fragili’. E’ possibile indicare determinati fattori di rischio, che espongono maggiormente il fisico a un simile trauma: il riferimento è alle donne in menopausa poiché in questo periodo della vita sono più soggette all’osteoporosi, ma sono fattori di rischio anche vita sedentaria, fumo e certe carenze di tipo nutrizionale.
La rottura generalmente provoca un dolore molto forte nella zona inguinale, che poi si irradia a tutta la coscia. Si può arrivare fino alla deformazione dell’arto stesso (che può assumere posizioni errate, per via di una torsione), con difficoltà nei movimenti anche importanti. Inoltre, possono fare la loro comparsa lividi ed ecchimosi cutanee oltre a gonfiore.
Ad ogni modo, per avere la diagnosi certa della frattura il paziente dovrà essere sottoposto a una radiografia del bacino. Nei casi più gravi, quando la frattura dell’anca risulti scomposta, potrà essere necessario procedere con la rimozione della parte lesa e la sostituzione dell’articolazione: viene inserita una protesi, generalmente realizzata in leghe di metalli o titanio. Quando ci si chiede per la protesi anca dove operarsi, sarà utile ricordare che la Clinica San Francesco di Verona (sia per quanto riguarda i pazienti che i chirurghi in formazione) è riconosciuta a livello internazionale come un punto di riferimento assoluto.
Tipologie di trauma, fattori di rischio e protesi all’anca
E’ possibile indicare, in relazione al punto della lesione, diverse tipologie di frattura dell’anca. A cominciare da quella intracapsulare (detta anche ‘mediale’) la quale va a interessare l’interno della capsula articolare, passando per la petrocanterica che invece riguarda l’area all’esterno (tra piccolo e grande trocantere) e infine la sottotrocanterica, che si verifica un paio di centimetri al di sotto del piccolo trocantere.
Quanto alla prevenzione, in questo caso non è possibile anticipare o evitare in assoluto l’evento traumatico che è accidentale: ad ogni modo si potrà andare ad agire su determinati fattori di rischio e prestare attenzione alla cura dell’osteoporosi e all’assunzione regolare di Calcio e vitamina D per rendere le ossa più forti. Per quanto riguarda invece gli anziani, maggiormente esposti a rischi, sarebbe buona abitudine utilizzare sempre scarpe comode. In particolare le calzature con suole antiscivolo potranno ridurre le probabilità di una caduta, unite all’eliminazione di eventuali tappeti pericolosi nei corridoi e nelle stanze di casa (un accorgimento che vale in particolar modo per chi vive solo).
Una volta effettuato l’intervento chirurgico si aprirà una fase molto delicata, quella della riabilitazione: è cruciale per il recupero del movimento e della funzionalità articolare e muscolare. La deambulazione sarà assistita per un periodo di tempo dalla durata del tutto soggettiva: molto cambia in relazione alla frattura, all’intervento, all’età e alle condizioni cliniche della persona stessa.